Tony Colombo e Tina Rispoli coinvolti in questioni di clan: i motivi della detenzione del cantante neomelodico

Tony Colombo e Tina Rispoli: Inseriti nelle dinamiche criminali

Le motivazioni con cui la Cassazione ha respinto l’istanza delle difese legali di Tony Colombo e di sua moglie Tina Rispoli, accusati di concorso esterno al clan Di Lauro, sono state diffuse. La Corte di Cassazione ha dichiarato che i due sono “soggetti che, pur non stabilmente appartenenti a una famiglia mafiosa, risultano inseriti nelle dinamiche criminali dei clan di Scampia – Secondigliano“. Questa decisione riguardava l’istanza presentata dall’avvocato del cantante neomelodico palermitano, attualmente detenuto nel carcere di Secondigliano, mentre Tina Rispoli si trova nel carcere femminile di Pozzuoli. Entrambi sono stati arrestati lo scorso 18 ottobre durante un’operazione contro il clan Di Lauro di Secondigliano. La Corte di Cassazione si è espressa sul caso il 15 marzo scorso.

La difesa di Colombo e Rispoli

Gli avvocati Carmine Foreste e Paolo Trofino, difensori dei coniugi, avevano inizialmente presentato un’istanza di revoca della misura cautelare o di concessione degli arresti domiciliari fuori regione, ma il Tribunale del Riesame aveva confermato la detenzione in carcere. Successivamente, i legali avevano presentato un nuovo ricorso alla Cassazione, al quale il procuratore generale Luigi Giordano aveva risposto chiedendo il rigetto del ricorso.

I legali basavano la loro difesa su tre punti. Il primo riguardava un’errata interpretazione delle intercettazioni riguardanti un debito di Tina Rispoli, sostenendo che non era collegato alla vicenda principale per cui la donna era sotto processo e che i soldi non erano stati utilizzati per finanziare la fabbrica di sigarette abusiva ad Acerra.

La decisione della Cassazione

Il secondo punto sollevato riguardava la gravità indiziaria. I legali sostenevano che, una volta ritenuto l’errore del punto precedente, gli unici elementi a carico di Colombo fossero intercettazioni in cui manifestava preoccupazione per il cognato e il fatto che Vincenzo Di Lauro avesse a disposizione un locale commerciale di proprietà di Rispoli. Il terzo punto verteva sulle esigenze cautelari, basandosi sull’azzeramento del potere economico di Colombo a seguito di sequestri contro la moglie e il distacco dagli interessi del clan.

La Cassazione ha respinto complessivamente il ricorso, evidenziando che i giudici non possono rivalutare le prove già esaminate dai giudici di merito. Nelle motivazioni del rigetto si fa riferimento alla situazione di Colombo e Rispoli, indicando come entrambi siano coinvolti in attività criminali legate ai clan di Scampia e Secondigliano.

Inoltre, si cita il finanziamento di una fabbrica di sigarette clandestina per conto del clan Di Lauro. Dai documenti si evince che Colombo avesse sostenuto economicamente il clan aiutando a creare una struttura associativa, che però è stata interrotta dal sequestro della fabbrica chiave dell’operazione economica del clan. Queste sono solo alcune delle evidenze che hanno portato alla conferma della detenzione di Colombo e Rispoli.

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