Giulio Giaccio, 26 anni, è stato ucciso dal clan Polverino per errore: i killer credevano che fosse tale “Salvatore”, che aveva una relazione con la sorella di un affiliato.
Giulio Giaccio era con un amico quando venne fermata una Fiat Uno bordeaux e, dopo essere stato erroneamente scambiato per “Salvatore”, fu caricato a forza in macchina. Questi sono stati gli ultimi minuti della vita dell’operaio 26enne, la cui tragica fine venne alla luce successivamente da dichiarazioni di collaboratori di giustizia. La ricostruzione degli inquirenti racconta di un delitto orribile: Giaccio sarebbe stato ucciso e il suo corpo disciolto nell’acido.
Il tragico scambio di persona avvenuto con Giulio Giaccio è riconducibile al fatto che i killer cercavano un altro giovane di nome Salvatore, che aveva avuto una relazione con la sorella di un affiliato al clan Polverino. Quella sera il commando di morte cercava Salvatore, credendo di averlo trovato ma in realtà si trattava di Giaccio.
Per la morte di Giulio Giaccio sono stati processati Carlo Nappi e Salvatore Cammarota, rei confessi, insieme a Roberto Perrone, un collaboratore di giustizia. Recenti arresti riguardano Raffaele D’Alterio, Salvatore Simioli e Salvatore De Cristoforo, tutti riconducibili al clan Polverino e accusati di essere i killer di Giaccio.
Le indagini hanno anche portato alla luce un episodio analogo, avvenuto tre mesi prima, in cui un uomo venne prelevato con la forza e sottoposto ad una sorta di “riconoscimento”. Questi eventi evidenziano il contesto di guerra tra clan e le rapine che si verificavano nella zona.
La svolta nelle indagini è arrivata anni dopo grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Roberto Perrone e Giuseppe Simioli, che hanno confermato la morte di Giaccio e il modo crudele in cui il suo corpo è stato trattato dal clan Polverino. Le rivelazioni hanno portato alla luce i dettagli scioccanti dell’omicidio e della successiva dissoluzione del corpo nell’acido.
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