50 milioni di euro contraffatti trovati in zecca clandestina, falsari attivi giorno e notte: la storia di una frode in crescita.

Scoperta la zecca del falsario “Napoli Group” a Ponticelli

La Guardia di Finanza ha fatto una scoperta sensazionale a Ponticelli: una fabbrica di denaro falso gestita dal famigerato “Napoli Group”. Sette persone sono state fermate in seguito a questa operazione che ha portato al sequestro di 48 milioni di euro in banconote da 50.

Le banconote contraffatte erano così ben fatte da essere quasi impossibili da distinguere dalle originali, con ogni dettaglio riprodotto con grande precisione. I falsari avevano lavorato senza sosta per mesi, vivendo nel capannone trasformato nella loro base operativa, dove lavoravano, dormivano e mangiavano. La fabbrica dell’ “Napoli Group” è stata individuata e smantellata dalla Guardia di Finanza, che ha emesso il decreto di fermo per i sette indagati coinvolti in questa associazione criminale dedicata alla falsificazione e distribuzione di denaro falso.

La base operativa “Napoli Group” a Ponticelli

Dopo un’indagine portata avanti dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Napoli e dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma, coordinata dalla Procura di Napoli Nord, è emerso che il “Napoli Group” si era spostato da Casavatore a Ponticelli. Qui avevano allestito una stamperia clandestina all’interno di un capannone industriale affittato da un’azienda di bonifica ambientale non coinvolta nelle attività illegali.

Le autorità hanno sequestrato attrezzature sofisticate, come macchine da stampa industriali, taglierine, computer e materiali vari utilizzati per la produzione delle banconote false. L’operazione è stata resa possibile grazie alla costante sorveglianza attraverso telecamere esterne che hanno consentito alle forze dell’ordine di intervenire.


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I falsari attivi giorno e notte

La produzione di banconote false era intensificata a partire da aprile, quando è avvenuto il cambio del contatore elettrico all’interno del capannone. Due membri del gruppo erano praticamente residenti nel capannone, lavorando senza sosta per garantire la produzione continua. Un complice esterno si occupava dei loro bisogni e faceva da collegamento con il vertice dell’organizzazione, che impartiva le istruzioni per i processi di stampa. Era inoltre in contatto con autotrasportatori che fornivano supporto logistico al gruppo criminale.

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