La storia di Filomena Pennacchio, brigantessa nota come la “regina delle selve”, svelata in tutte le sue sfumature e avventure.

La vita di Filomena Pennacchio, la brigantessa irpina

La brigantessa irpina Filomena Pennacchio, compagna di Giuseppe Schiavone lo Sparviero, ha una storia affascinante che va dalla nascita a San Sossio Baronia fino alla morte a Torino.

Filomena Pennacchio fu una delle briganti più note nel periodo post-unitario, la sua storia è stata ripresa dalla serie “Briganti” prodotta da Netflix. Dopo essere stata catturata, si salvò dalla pena di morte che le venne commutata in carcere. Trascorse vent’anni dietro le sbarre prima di ritrovare la libertà e poi sposarsi con un notabile di Torino. Nacque un figlio da Giuseppe Schiavone, detto lo Sparviero, che venne registrato come “trovatello” a Melfi. Morì a Torino il 17 febbraio 1915, nel 54° anniversario della resa dell’esercito delle Due Sicilie.

Filomena Pennacchio, la “regina delle selve”

Filomena Pennacchio nacque il 6 novembre 1841 a San Sossio Baronia, in Irpinia. Divenne compagna di Giuseppe Schiavone, lo Sparviero, e partecipò attivamente alle azioni brigantesche dell’epoca. Conosciuta come “la regina delle selve”, era temuta per il suo carattere combattivo e spietato. La sua vita fu segnata da eventi tragici e da una dura lotta per la sopravvivenza in un periodo tumultuoso della storia italiana.

L'atto di nascita di Filomena Pennacchio

I suoi anni d’oro nel brigantaggio rappresentarono una saga di violenza e ribellione contro le autorità dell’epoca. Filomena Pennacchio si distinse per il suo coraggio e la sua ferocia, diventando una figura leggendaria tra i briganti dell’Italia meridionale.


Chi era Michelina Di Cesare: storia vera della brigantessa raccontata nella serie Briganti su Netflix

La fine della sua epopea brigantesca

La gravidanza di Filomena Pennacchio segnò una svolta nella sua vita da brigantessa. Dopo la cattura dello Sparviero, il suo compagno, decise di collaborare con le autorità. Partorì mentre era in fuga e successivamente si consegnò agli agenti, contribuendo all’arresto di altri briganti. Venne condannata a venti anni di lavori forzati, ma la sua pena fu successivamente ridotta grazie al suo comportamento in carcere.

Libera dopo anni di reclusione, Filomena trovò pace e serenità a Torino, dove si sposò e dedicò il resto della sua vita ad opere di carità. Morì nel 1915, lasciando alle spalle una vita di avventure e sofferenze.

Leggi Anche